Intervista sul libro “Le lame di Myra”

Cosa la ha ispirata, per scrivere questo libro?
In parte avevo voglia di raccontare un mondo ghiacciato, e allora ho inventato questa specie di Europa alternativa glaciale, dall’altra volevo raccontare un rapporto d’amore malato, in cui fosse difficile, alla fine, riuscire a capire chi fosse la vittima e chi il carnefice. Andando avanti, mi sono anche resa conto che mi divertiva contaminare il fantasy con un pizzico di giallo.
Ha utilizzato come riferimento per la storia qualcosa che la riguarda?
In genere, tutto quel che mi capita può essere fonte d’ispirazione, dai panorami che mi capita di vedere, alla esperienza, fino a libri, videogiochi, fumetti e serie televisive che mi colpiscono. Comunque, una storia è sempre qualcosa di molto personale, e quindi per forza di cose dentro ci finisce anche molto di autobiografico, anche se spesso si tratta di elementi inconsci, che neppure l’autore riesce a mettere a fuoco chiaramente.
Si è dovuta impegnare molto nel creare il “Dominio delle Lacrime”?
Parecchio. Quando si crea un mondo per una storia fantasy bisogna scendere il più possibile nei dettagli, in modo da renderlo credibile per il lettore. Il Dominio delle Lacrime è un posto abbastanza complesso, e alla fine mi sono ritrovata con sessanta pagine di appunti su geografia, popoli e lingue.